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130 l'elegia di madonna fiammetta


pensiero trapassai. E questa cagion medesima gli accesi carboni di Porzia mi fece lasciare: ma venutami nella mente la morte d’Ino e di Melicerte, e similmente quella di Erisitone, il bisognarmi lungo spazio all’una ad andare, all’altra ad aspettare, me le fece lasciare, immaginando dell’ultima il dolore lungamente nutricare i corpi. Ma oltre tutti questi modi, m’occorse la morte di Pernice caduto dell’altissima arce cretense, e questo solo modo mi piacque di seguitare per infallibile morte e vôta d’ogni infamia, fra me dicendo:

«Io dell’alte parti della casa gittandomi, il corpo rotto in cento parti, per tutte e cento renderá l’infelice anima maculata e rotta a’ tristi iddíii, né fia chi quinci pensi crudeltá o furore in me stato di morte, anzi a fortunoso caso imputandolo, spandendo pietose lagrime per me, la fortuna maladiranno».

Questa diliberazione nell’animo mio ebbe luogo, e sommamente mi piacque di seguitarla, pensando in me grandissima pietá usare, se forte spietata contro a me divenissi.

Giá era il pensiero fermo, né altra cosa aspettava che tempo, quando un freddo subito entrato per le mie ossa, tutta mi fece tremare, il quale con seco recò parole cosí dicenti:

«O misera, che pensi tu di fare? Vuoi tu per ira e per corruccio divenire nulla? Or se tu fossi pure ora per morire da infermitá grave costretta, non ti dovresti tu ingegnare di vivere, acciò che almeno una volta innanzi la morte tua tu potessi vedere Panfilo? Non pensi tu che morta noi potrai vedere? Né la pietá di lui verso te ninna cosa potrá operare? Che valse a Filis32 non paziente la tarda tornata di Demofonte? Essa fiorendo senza alcuno diletto sentií la venuta sua, la quale se sostenere avesse potuto, donna, non albero l’averia ricevuto. Vivi adunque, ché egli pure tornerá qui alcuna volta, o amante o nemico che egli ci torni; e quale che egli d’animo ci torni, tu pur l’amerai, e per avventura il potrai vedere, e farlo pietoso de’ casi tuoi: egli non è di quercia, o di grotta, o di dura pietra scoppiato, né bevve latte di tigre o di qualche