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guarentigie pronunzii finalmente il suo giudizio. La seconda sezione tratta dei poteri indipendenti dal popolo; dell’origine e indole del principato, o della potestà esercitata nelle monarchie; della prova di dare un contrappeso al potere dei principi; dei principi ereditarii ed elettivi, e dei vantaggi e svantaggi, che questi hanno in sè; del luogo che tiene l’Aristocrazia, e della sua importanza come seconda distinzione sociale, cui è commesso principalmente l’ufficio di conservare, e mallevare la stabilità dello stato. Finalmente la terza sezione contempla i progressi dei popoli per una via più libera, e parla delle monarchie costituzionali, e dei falliti tentativi moderni di fare costituzioni, e a un popolo imporre quella d’un altro, come pure dei tentativi rivoluzionari di conseguire una più grande libertà, e degli effetti che ne vennero. E sono chiariti i grandi pericoli delle rivoluzioni, sia che il potere diminuito rimanga all’antico signore, o venga consegnato ad un nuovo; e come specialmente nell’ultimo caso i naturali sostegni del trono si facciano avversari del nuovo sistema, e come i facitori della rivoluzione si facciano nemici del signore che hanno innalzato, e come questi sia, e debba essere, il più acre nemico della rivoluzione. Dopo di che séguita ad esporre che una rivoluzione distrugge il contratto sociale, che lega i meno coi più, nè poi si dà più veramente maggiorità, ma un numero di minorità opposte tra loro, e menomamente proprie a fondare una costituzione, o un governo qualunque. Finalmente spiega come per resistere all’influenza e al potere della democrazia dominante d’una capitale sopra una grande nazione, valga solo un sistema federativo simile a quello della Svizzera; e come una tal lega abbia