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capo xxix. 329


Declinando l’anno al suo termine ebbe il Consultore altra visita illustre nel principe di Condè. Questo principe, vivace, leggiero, di molto spirito e sapere, partigiano di Spagna, dedito ai gesuiti, ambizioso della corona, dopo la pace seguita tra il re di Francia e gli Ugonotti, caduto in sospetto alla Corte e veduto malvolentieri dai ministri e cortegiani, chiese il permesso di fare un viaggio in Italia col pretesto di sciogliere un voto alla Santa Casa di Loreto, ma invero per allontanarsi da un luogo dove non poteva restare con riputazione. Fu in Venezia nel mese di novembre e fece le più vive istanze per vedere Frà Paolo, mentre questi si pigliava ogni cura per evitarne l’incontro, sì per il rigore delle leggi e sì perchè ne temeva l’importunità, e che volesse tirarlo in discorsi su cui era del paro arduo il tacere e il parlare, sapendo che il principe era stato il primo a divolgarlo autore dell’Istoria del Concilio di Trento. Ond’è che quello non potendo essere introdotto in convento, lo appostava in chiesa con tanta assiduità che il frate avvisato che e’ ci stava, era obbligato talvolta a non uscire tutto il giorno dalla sua cella. Di forma che impazientato il principe, disse che era più difficile vedere Frà Paolo che il papa. Infine ottenne dal governo di trovarsi con lui. Ma il frate non volle che fosse in convento, e fu scelta la casa del cavaliere Angelo Contarini tornato di fresco dall’ambasceria di Francia, e dove stavano sotto pretesto di onoranza più altri patrizi e segretari del Senato. Dopo i primi complimenti, Condè, spedito parlatore, aggirò il discorso, come il Sarpi già sospettava, sulle materie della