Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/271


capo xxvii. 263

basciata veneta al Concilio, e le carte di Nicolò da Ponte e di Matteo Dandolo ambasciatori veneti al Concilio medesimo; e come frugando là entro si ebbe in mano le lettere dei cardinali veneziani Luigi Lippomano, Gian Francesco Commendone e Zaccaria Delfino, così non debbe avere ignorate quelle de’ cardinali Morone, Seripando, Borromeo che ebbero parte principalissima negli affari tridentini, e più altre collettanee di atti conciliari, controversie de’ Padri o questioni de’ dottori di cui molti codici veneti furono veduti o rammentati dal doge Foscarini. Di forma che Frà Paolo, e per essere quasi contemporaneo, e per avere conosciuto e parlato con molti fra i principali attori, e per il posto che occupava sulla scena politica, e per le moltiplici sue cognizioni e le numerose relazioni che aveva, è tale storico cui è forza credere profondamente informato dell’argomento ch’e’ prese a trattare.

Vedemmo che già da gran tempo nutriva il pensiero di fare qualche cosa sul Concilio, ma che la povertà di un frate non gli dava agio ai dispendi necessari per la sua impresa. Fatto consultore e padrone delle ricchezze istoriche occultate negli archivi della Repubblica, in corrispondenza con principi, ministri, ambasciatori, giureconsulti e dotti di quasi tutta l’Europa, oltre a quanto potè ottenere dalla officiosità degli amici che facevano a gara in compiacerlo, potè anco spendere generosamente il denaro con cui era provvisionato dal suo governo; egli stesso parlando delle spese letterarie che faceva, diceva essere pagato dalla Repubblica appunto perchè spendesse in servizio di lei. Veduta la col-