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CAPO VIGESIMOSETTIMO.


Il congresso ecclesiastico conosciuto sotto il nome di concilio di Trento fu convocato al fine di restituire la pace alla Chiesa, turbata a cagione delle indulgenze romane, de’ scandali del clero e delle riformazioni di Lutero; e dopo 22 anni di maneggi delle potestà secolari per volerlo e dei pontefici per differirlo, potè finalmente ridursi in Trento e tenne la sua prima sessione a’ 13 decembre del 1545 sotto il ponteficato di Paolo III. Ma dopo sette sessioni il papa temendo che la sinodo non fosse per recare qualche nocumento alla sua autorità e alla sua Corte, pensò di traslocarla in luogo dove meglio potesse dominarla. I Padri adunque nel marzo 1547 fecero scisma: i partigiani del pontefice, colto il pretesto di un mal di petecchie dichiaratosi a Trento, si ritirarono a Bologna, e i partigiani dell’imperatore restarono a Trento. Non potendo accordarsi, il concilio dormì ozioso finchè da Giulio III fu riaperto di nuovo in quest’ultima città al 1.° di maggio 1551; ma a’ 28 di aprile del seguente anno gl’istessi motivi umani lo fecero disciogliere a modo di fuga, nè fu più ripigliato se non se a’ 18 gennaio del 1562 da Pio IV, sotto il ponteficato di cui ebbe fine nel decembre del 1563.

Il periodo istorico di questa famosa sinodo abbraccia le azioni più memorabili di otto pontefici,