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CAPO QUINTO


Straniero al mondo, alle sue ambizioni o alle sue bassezze, compiuti i doveri di religione e del suo stato, Frà Paolo passava il tempo o allo studio o in mezzo a dotto circolo d’amici.

Sorgeva ordinariamente coll’alba, e suo primo pensiero era Dio. Non mai nella sua vita passò giorno che non celebrasse la messa; sempre intervenne al canto corale come l’ultimo frate, toltene poche volte dopochè fu fatto consultore quando là gravità degli affari lo tratteneva al palazzo ducale. Convinto per coscienza degli obblighi del suo stato, ne adempiva persino le pratiche più indifferenti; e benchè a lui non piacessero le continue innovazioni che si andavano ad ogni tratto facendo nei riti dell’Ordine, era non pertanto il primo ad assoggettarvisi. Osservava rigidamente i digiuni, persino nelle malattie, e le astinenze sino all’età di 69 anni, ed ogni altro dovere di frate, di cristiano, di filosofo, fino allo scrupolo. V’ha chi la dice ipocrisia; ma sarebbe un fenomeno unico nella storia morale dell’uomo, un ipocrita che per oltre 70 anni di vita, e per quasi 20 spiato accuratamente da astuti e poco caritatevoli esploratori, sia riuscito a non mai tradire sè stesso, e a nascondere con tant’arte i suoi difetti, ed abbagliare una generazione intera e fino i suoi nemici con una spuria santità di costumi.