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capo iv. 81


Pago della solinga sua cella, confidava i frutti de’ suoi studi solamente agli amici, e pareva che fosse uomo bisognoso d’istruzione, anzichè atto ad instruire. E fu appunto non per fasto letterario, ma per erudirsi nelle costituzioni de’ regni e nel dritto pubblico civile ed ecclesiastico delle nazioni che incominciò fino dal 1588, come il sappiamo da lui medesimo, a carteggiare con vari dotti giureconsulti e uomini di stato della Francia.

Questo regno era desolato da infelici [discordie]Fonte/commento: ed. Basilea, 1847. Dopo che Calvino vi portò la sua riforma, vi portò anco la guerra civile, lunga, miserevole, piena di accidenti luttuosi, alimentata dal fanatismo de’ calvinisti e dalla intolleranza de’ cattolici, ma più di tutto rinfocolata da ambiziosi che facevano servire la religione ai loro fini politici. Per mezzo di quelle sanguinose liti si mescolarono eziandio calorosi contrasti intorno ai confini della potestà ecclesiastica. I più veementi cattolici rigirati dalle ambizioni dei preti e dai disegni della corte di Spagna volevano che fosse riconosciuta la piena potestà del pontefice e accettato in integro il concilio di Trento; altri che vedevano i pericoli di una così imprudente risoluzione miravano non solo a rifiutare i decreti del Tridentino, ma anco a ristringere viepiù l’influenza di Roma, ed allargare le libertà della Chiesa Gallicana e l’autorità del re e de’ parlamenti nelle materie benificiarie o d’interiore giurisdizione ecclesiastica. Delle quali cose ond’essere pienamente informato, Frà Paolo introdusse, e mantenne poi sempre, commercio di lettere con dotte persone di quel paese, colle quali fu messo in corrispondenza


Vita di F. Paolo T. I. 6