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CAPO QUARTO.


(1575-1605). Fin qui a miei lettori non ho fatto che dipingere un frate: ora conviene parlare del filosofo; e più sotto vedremo questo medesimo, gran teologo, gran giureconsulto, grand’uomo di stato, e lo scrittore il più coraggioso e il più utile del suo secolo.

Comechè Frà Paolo dirigesse tutte le sue ricerche a uno scopo unico, non mi sarà per ciò possibile di ritrarre qual fosse il suo sistema di filosofia, prendendo questo vocabolo nel più esteso significato che raccoglie tutte le nozioni del mondo fisico e intellettuale; perocchè essendo perduti i suoi scritti, null’altro più ci rimane che quel poco conservatoci da Marco Foscarini e da Francesco Grisellini. Ma perchè anco da quel poco possa il lettore rilevare l’arditezza e l’acume di lui, premetterò alcune parole sullo stato della scienza a quel tempo.

La filosofia di Aristotele, o meglio quella degli Arabi che la avevano stravolta con versioni infedeli e commenti visionari, aveva per lungo tempo dominato le scuole; e ridotta quasi a sole arguzie fantastiche, fu un continuo ostacolo ai progressi dello spirito umano. Ma risorte le lettere in Italia, e l’amore degli studi fomentato dai principi e particolarmente dai papi, e promosso viepiù dalle condizioni politiche e dallo spirito investigatore dell’e-