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capo ii. 35

lico insulto; e ridussero a sistema l’arte degli esorcismi, arte sacrilega, ingiuriosa alla Divinità, avviluppata di fraudi, ma così potente sul volgo, che ancora vi crede. Per essa i frati cagionando a malìa le infermità subitanee o singolari, la fatuità, i delirii mentali, la impotenza virile, od anco imposturando ossessioni, s’infingevano di saper cacciare i demoni ricorrendo ad arcane formole, a suffumigi, ad acque lustrali, o invocando Dio e la Madonna con nomi barbari ed epiteti ridicoli e talvolta osceni. Inoltre manipolavano con riti benedizioni polveri od unguenti o scritture misteriose e di magico effetto cui distribuivano alla plebe quai preservativi contro l’inferno.

Ma il peggior danno fu l’uffizio della Santa Inquisizione che i frati portarono in quasi tutti i regni cristiani. Per lui la religione del Vangelo diventò un sistema di violenza, per lui alla persuasiva fu sostituita la forza, e alla carità il fanatismo. Ed ovunque tale flagello ebbe norma, sparirono le lettere, ogni industria fu spenta, caddero i costumi, le convinzioni della coscienza diventarono ipocrisia, la libertà del conversare fu atterrita dallo spionaggio, alle usanze civili successero gli spettacoli atroci, la moralità delle leggi fu distrutta dalla ferocia dei supplizi; crudele il culto, incrudelì colla sua influenza i popoli, e il cristianesimo patì la vergogna di avere per più secoli sacrificato vittime umane.

Setta fomentatrice di monarchia papale, i frati avevano statuti da repubblica; e come in queste si distinguono i cittadini col diritto di suffragio dai