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328 capo xvii.

del Grisellini. Il documento ch’ei cita non sembra abbastanza autentico, benchè dica di averlo avuto dal conte Wrachien consultore di Stato; indica nemmanco il nome dell’ambasciatore a cui attribuisce la scoperta di quell’intrigo: ma ponendola il Grisellini sotto l’anno 1612, l’ambasciatore dovreb’essere Tommaso Contarini, tornato dalla legazione di Olanda e mandato l’anno innanzi a quella di Roma. Io non conosco il suo carteggio, ma può ben essere che egli abbia raccolte quelle notizie siccome voci popolari che correvano, e come tali il consultore Wrachien le abbia somministrate al Grisellini il quale poi le avrà condizionate a modo suo. Intanto io vi rilevo le seguenti falsità: 1.° Nissun Breve di scomunica fu mai pubblicato, almeno in palese, contro Frà Paolo; anzi il governo veneto fece intendere al pontefice che una simile scomunica, ove non avesse altro appicco che gli scritti del frate intorno all’interdetto, l’avrebbe considerata come rivolta a sua propria offesa mentre il Sarpi non aveva fatto altro che sostenere le ragioni del governo: fu appoggiato dall’ambasciatore di Francia. 2.° La storia dei due figliuoli del Poma lasciati in ostaggio al Possevino, comechè raccontata dal de Thou, è una favola: quando il Poma andò a Roma, uno de’ suoi figliuoli stava a Bitonto, l’altro a Padova. 3.° È ben vero che in Francia correva la fama di processi secreti fatti dal Sant’Offizio e di crocesegnati o patentati dai gesuiti per eseguirne le sentenze; ma Frà Paolo che doveva essere bene informato dubitava di tai crocesegnati ed osservava che nè in Spagna nè in Italia i gesuiti si brigavano