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308 capo xv.

aveva fatto di quelle degli altri; e che gli fosse assegnato luogo in paese cattolico dove fosse accertata l’imparzialità del giudicio e impedita a’ giudici la violenza. Del resto poco gl’importando con chi disputar dovesse, da chiunque gli fosse mostrato il suo errore, egli si protestava prontissimo a ritrattarsene.

Questa scrittura consegnò a Francesco Contarini, che fu poi doge e che andava ambasciatore a Roma. Il Contarini la fece vedere confidenzialmente ora all’uno ora all’altro, finchè per questa via indiretta giunse anco a cognizione del pontefice, il quale non avendo voglia di mescolarsi in una nuova discussione di principii che poteva inferire a confronti svantaggiosi, e sollevare una controversia forse più pericolosa della antecedente, volle che per quel momento non se ne parlasse altro; e soltanto fu fatta correr voce che la scomunica era stata fulminata in secreto.

In questo mezzo andava nunzio del papa a Venezia Berlinghiero Gessi, vescovo di Rimini, poi cardinale ed uno dei sette sapienti che condannarono venticinque anni dopo il Galileo per la famosa eresia del moto della terra e immobilità del sole. A lui il papa aveva dato istruzioni prudentissime: «A me pare, gli diceva, di poterle ricordare che convenga procedere con lenità, e che quel gran corpo voglia essere curato con mano paterna». Ma pure gli premeva assaissimo di avere in mano il terribile frate, e gli raccomandò caldamente di fare in modo che lui e Giovanni Marsiglio e gli al-