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di un uomo, se gli effetti che ne risultano sono meramente individuali. Ma pensare è proprietà celeste, ed è nel pensiero e ne’ suoi effetti che consiste la immortalità del genio. Perchè sarebbe immortale se non fossero immortali le sue creazioni? La vita fisica di Galileo, di Newton, di Vico, non importa più a sapersi, e forse importa meno di quella di un contadino; sarebbe umiliante od anco odiosa quella di altri; e la gretta istoria personale di Dante non ci presenterebbe che un trastullo volgare delle fazioni; ma l’uomo portentoso che crea una letteratura, che raccoglie in sè i pensieri di tutto un secolo e gli trasfonde nei secoli avvenire, è un raggio luminoso di un gran sole, è un anello della catena scientifica che annoda gli esseri umani al senno di Giove. Ed è perciò che in questi miei racconti mi sono più volte dilungato in episodi che a taluni parranno superflui, ma che io stimo bene coordinarsi coll’assunta materia. Se m’ingannai, avrò aggiunto un noioso libro di più ai già tanti che abbondano, e il torto sarà tutto mio.