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capo ii. 21

Provenza contro gli Albigesi, lo spirito religionario de’ tempi, la smania di far conversioni, mossero Francesco d’Assisi, giovane di sì calda fantasia che molti lo credevano un pazzo, a instituire una società che libera d’impacci, vivendo alla busca, spregiatrice di tutti gli usi civili, porgesse le apparenze di vita penitente e intendesse alla predicazione della fede. Assai giovani d’indole entusiastica e venturiera si unirono a lui, così che nel giro di pochi anni l’ordine serafico di San Francesco contava più migliaia di militi. Fu approvato da Innocenzo III nel 1210, e confermato da Onorio III nel 1223.

Quasi nel medesimo tempo Domenico di Gusman, spagnuolo, canonico di Osma, fondava l’ordine dei frati predicatori, così chiamati perchè dovevano predicare la fede agli eretici, e se non si convertivano, abbruciarli. Approvati da Onorio III nel 1216, fu loro affidato dappoi il filantropico tribunale del Santo Offizio, glorioso per mille religiosissime stragi.

Domenico essendo nobile, e, per que’ tempi, dotto, il suo ordine si compose se non di nobili, almeno di persone istrutte; ma Francesco di bassa nazione ed idiota attrasse a sè tutta la plebaglia, e tanta che 4000 deputati si trovarono al Capitolo generale del 1219; il che vuol dire che sommavano a 40,000 almeno. L’abito istesso mostra il diverso pensare de’ patriarchi: quello de’ domenicani, quantunque bizzarro, non senza eleganza; ma veri cinici i francescani: un grosso saione goffamente fazionato, non camicia, non calze, raso il capo, barba sucida, nissuna mondizia del corpo, una corda per cintura, una bisaccia sulle spalle, una sporta di giunchi sul