Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/285


capo xiii. 277

espulsi, ricevessero l’assoluzione dal cardinale, il quale a nome del papa leverebbe l’interdetto.

Quanto ai frati mendicanti Gioiosa confidava che non sarebbevi difficoltà; ma de’ gesuiti, il Senato si era positivamente dichiarato che a patto niuno gli voleva ricevere. Gl’Ignaziani intrigavano in corte di Spagna, di Francia, e a Roma per non soggiacere alla vergogna della esclusione; il papa istesso vi metteva molto interessamento, parendogli sommo suo disonore se dopo tanto strepito per soli due preti, dovesse uscirne col bel guadagno che per cagion sua fosse bandito con bando atroce un intiero ordine di frati, così cospicuo e il più fedele alla Corte; ma essendo impossibile di spuntare le difficoltà, il cardinale du Perron e gli ambasciatori di Spagna lo persuasero a recedere anco su questo punto. Nondimeno cercò di ottenere per grazia quello che non poteva conseguire per patti, e commise al Gioiosa che facesse i più caldi uffici: i gesuiti medesimi si contentavano ritornarvi eziandio a condizioni umilianti, sì solo che ritornare potessero.

Tornato il Gioiosa a Venezia con facoltà larghissime, si avvide che bisognava tuttavia ampliarle. Il Senato, dei gesuiti non volle sentirne parlare: prieghi, promesse, carezze, lusinghe, tutto fu indarno; degli altri frati, disse che erano partiti da loro soli, e che potevano ritornare semprechè rispettassero le leggi della Repubblica e riconoscessero i diritti di lei. Di assoluzione non volle saperne, e neppure di rivocare egli primo la protesta; non volle capitolazioni scritte, dicendo che per annullare una nullità non è bisogno di scrittura; non volle riconosce-