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252 capo xii.

e sempre colla logica dei fatti alla mano; procedono da una conseguenza all’altra fino alle ultime conclusioni. Gli altri perdono il tempo e lo fanno perdere, con somma noia, ai lettori, nel pedanteggiare sottilmente il significato di parole frasi dei loro avversari, che pure è chiarissimo, non perchè importi al discorso, ma per genio di sofisticheria; fanno cento distinzioni puerili, prorompono in vane declamazioni, non isdegnano le personalità, poco uso fanno della storia, e si affissano a petizioni di principio, cioè ad ammettere per dimostrato quello appunto che è controverso; onde vagano incerti, e scoprendo i propri lati deboli, lasciano tutti i beneficii della vittoria agli avversari. I Veneziani appoggiati a principii sicuri, diretti da una mente sola, vanno dritto per filo; sono tra loro uniformi, e l’uno conferma le ragioni dell’altro. I papalisti, essendo tante le menti quante le teste, senza principii stabili, non avendo altra base che l’arbitrio e i suggerimenti di un esaltato fanatismo, si contraddicono a vicenda: uno mette per certa una cosa, l’altro dice che è dubbia; l’uno si serve di un argomento cui l’altro confessa essere falso; l’uno adduce un fatto e l’ha per positivo, l’altro conviene che è favoloso o incerto. I Veneziani nelle loro risposte riferiscono stesamente le parole degli avversari, non dissimulano le difficoltà, rischiarano con rigorosa critica i fatti; e citando le autorità, ne narrano il caso, le circostanze, il modo, l’origine. I Curiali invece non scelgono degli opponenti che ciò che fa per loro, le difficoltà le causano, non fanno caso delle conseguenze e citano le autorità senza