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244 capo xii.

di chiamarle a più severo esame, e trovare un punto di diritto, e non solamente di fatto, onde impugnarle. Gli studi che faceva il Sarpi lo condussero a questa felice conseguenza; ma non volendo arrischiarsi solo in un’impresa del massimo pericolo, gli furono aggiunti altri teologi, cioè l’arcidiacono Ribetti e il Capello già nominati, Frà Bernardo Giordano francescano, Frà Michel Angelo Bonicelli Minore Osservante, Frà Camillo di Venezia agostiniano, e Frà Fulgenzio servita; i quali pubblicarono a nome comune (comechè opera del Sarpi) il famoso Trattato dell’Interdetto, diventato da poi il modello di quanto fu scritto dai futuri intorno a simile materia. Avendo dovuto adattarsi alle maniere de’ teologi, questo argomento non è trattato da Frà Paolo con quel metodo discorsivo che si ravvisa negli altri suoi scritti; dove dalle idee madri scaturiscono per una successione naturale e continua le conseguenze e le dimostrazioni, e vi sono anco alcune superfluità che si sarebbono potuto omettere. Ma forse era necessario quel metodo scolastico onde far rilevare di prima vista i punti che voleansi difendere, o determinare sovra essi l’attenzione del lettore.

Contiene dicianove proposizioni per le quali si prova coll’autorità della storia, delle Scritture e del diritto canonico, che il precetto del superiore, quand’anco pontefice, non obbliga se non è pubblicato e intimato nelle debite forme; che l’interdetto non lo fu e conseguentemente non importa obbligazione alcuna ed è nullo per sè. Oltre a ciò, che il precetto del papa, dal quale si vegga poterne derivar scandalo o perturbazione nella Chiesa, non si deb-