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capo xii. 241

Paolo V, uscito sul finire di agosto, di stile robusto, e dove, tralasciate le dispute sottili, viene con ragioni di fatto, popolari e incalzanti dimostrando l’invalidità dell’interdetto. Il libro piacque sì fattamente ed ebbe tanto riscontro nel pubblico, che molti oppositori si credettero in dovere d’impugnarlo. Altro scrittore benemerito alla Repubblica fu Marcantonio Capello d’Este, Minor Conventuale, che pubblicò varii libri senza entrare in polemica particolare; e ancor più Giovanni Marsilio, il quale entrò anonimo in campo colla lettera che ho sopra detto. Attaccato dal Bellarmino apertamente, dal Possevino e da altri sotto visiera, si difese da gagliardo con varie scritture piene di dottrina, ma dove tralasciando la logica dei fatti e le prove della storia e attaccandosi invece alle autorità spesso contraditorie de’ canonisti, lascia molti mezzi a’ suoi avversari di addentarlo.

Dalla parte del pontefice erano generalmente frati e cortegiani, ma fuori della schiera volgare sorgevano il cardinale Colonna che scrisse latinamente una sentenza contro i vescovi della repubblica veneta che non osservavano l’interdetto, minacciandoli di castighi in questo mondo e nell’altro; il cardinale Baronio che indiresse alla Repubblica una esortazione latina, tradotta anco in italiano, piena d’ingiurie; frate Antonio Bovio carmelitano che pubblicò confutazioni in buon numero, e in premio fu fatto vescovo di Molfetta; il celebre gesuita Antonio Possevino che sempre in maschera scrisse ingiurie senza fine; ma più di tutti il cardinale Bellarmino scrisse, rispose, confutò, ora assalitore, ora assa-


Vita di F. Paolo T. I. 16