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228 capo xi.

quella protesta fosse affissa a tutti i luoghi pubblici, acciocchè pervenisse anco a Sua Santità, per la quale pregassero Dio che la inspirasse a conoscere i suoi torti.

Ciò si chiamava, nella sentenza dei Curiali, aggiungere eresia ad eresia, perocchè tengono l’infallibilità del papa come un dogma così indisputabile, come è indisputabile che gli angoli di un triangolo sommano pari a due angoli retti; e a chi oppone che tale o tal papa ha sbagliato, trovano argomenti, per provare che anco sbagliando era infallibile.

Fatta quella protesta che il nunzio prima di partire ebbe la mortificazione di vedere affissa alla sua porta, i Dieci presero le più severe misure per ovviare a’ tumulti. Mandarono ordine ai cherici e frati che le lettere ricevute da Roma, così suggellate come erano, fossero a loro trasmesse; e fecero invigilare i confessori acciocchè con artifizi occulti non sobillassero le coscienze. Alcune minacce e pochi esempi di rigore fecero noto che non burlavano. Un curato di Venezia serrò la sua chiesa: gli fu piantata la forca dinanzi alla casa, e il curato, non gli piacendo la gloria dei martiri, aprì. Il vicario capitolare di Padova intimato di consegnare i dispacci che fosse per ricevere da Roma, rispose, faria ciò che lo Spirito Santo gl’inspirerebbe. A cui il Podestà: «Lo Spirito Santo ha già inspirato l’eccelso Consigilo dei Dieci di far impiccare chiunque non obbedisce». E il vicario obbedì.

I frati ebbero comandamento dai loro superiori da Roma che osservassero l’Interdetto, e non po-