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214 capo xi.

sciatore instava, e ricordava che ancora Clemente VIII aveva proibito alla Santa Casa di Loreto i nuovi acquisti. Ma Paolo: molte cose essere lecite ai papi che non lo sono ai principi, essere peccato il servirsi del loro esempio, essere i papi padroni del mondo, superiori ad ogni legge, avere da Dio il mandato di fare e disfare; e quanto agli altri, tutte le virtù cristiane sono zero se non rispettano la libertà de’ cherici e non gli arricchiscono.

Intanto che il papa inveiva perchè fosse rilasciato il canonico e abrogate le due leggi, e che il Senato nel suo proposito perseverava, nacque un altro caso che intorbidò viepiù gli umori. Il conte Brandolino abate di Nervesa nel Friuli era stato portato anch’egli nelle carceri del Consiglio dei Dieci per una serie di delitti che fanno fremere. Aveva accelerata la morte a suo padre, fatto assassinare i fratelli per darne il patrimonio a’ suoi bastardi, fatti assassinare alcuni suoi rivali in amore, alcuni mariti di cui insidiava le mogli, e poi fatti assassinare i complici de’ suoi delitti; si era mescolato in amore con una sorella; aveva commesso stupri, violenze, rapine, concussioni di ogni sorte nelle terre della sua abazia: conciossiachè nel Friuli esistessero ancora feudi, ma pochi, e scemati di autorità i feudatari. Bisogna credere che anco questi non fossero casi atroci, ma parte della libertà ecclesiastica, perchè il papa montò in tanta furia che ai 10 dicembre mandò al nunzio due Brevi: coll’uno dimandava la rivocazione delle due leggi; coll’altro la consegna de’ prigioni al tribunale ecclesiastico: in ambi dichiarava il Senato incorso nella scomunica se non