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Venezia aveva sempre seguitate le fedi cattoliche, e quantunque ivi intervenissero persone di tutte le sêtte, e potesse ciascuno professare senza pericolo le sue opinioni, era insolito esempio che alcun Veneziano rinegasse la religione de’ suoi padri; e colà senza Sant’Offizio, senza frati inquisitori, senza lo spettacolo funesto dei roghi, non mai accaddero scismi od eresie; il clero istesso così turbolento e inclinato ai litigi di religione, non fece mai scisma e non partecipò mai a quelli degli altri paesi: successero gare di pontefici, papi contro papi, concilii contro concilii, l’Europa più volte incerta e divisa per affetti di coscienza, e Venezia immobile nelle sue fedi, vide indifferente l’indivoto combattere, e si tacque.

Il cattolicismo era eziandio utile agl’interessi della politica. La Repubblica, confinante e spesso in guerra coi Turchi, malamente avrebbe potuto resistere contra popolo bellicoso e feroce senza i sussidi de’ principi cattolici e la parte calorosa che vi prendevano i papi; quindi il Senato non ometteva occasione, salvi i suoi diritti, di mostrarsi deferente e ossequioso verso la Santa Sede, di mantener vivo nel popolo l’affetto ad una religione pomposa e magnifica, e che diventata il caratteristico segno dello spirito nazionale, lo rendeva ne’ bisogni delle guerre turchesche coraggioso nelle battaglie, e benigno sopportatore dei disagi di commercio e di tasse necessarie al dispendio di combattere un nemico cui tutti odiavano, e tanto superiore di mezzi e di forze.