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capo i. 13

curiosi equivoci, perocchè chi predisse che quel fortunato bastardo sarebbe maresciallo, chi vescovo, chi cardinale, e fino chi papa; ma Frà Paolo ebbe occasione di disingannarsi della vanità di una scienza delirante e temeraria.

Ma quanto al duca piaceva schernare cogli altri, altrettanto, come è il solito dei principi, non amava che si scherzasse con lui, e ben lo seppe padre maestro Cornelio da Codogno, servita anch’egli e teologo del duca. Un giovine, figliuolo bastardo del cardinale Ercole Gonzaga (giacchè molti cardinali di quel tempo avevano figliuoli), richiedeva, da’ tribunali i beni del padre, e sembra eziandio che il cardinale medesimo gliene avesse legati una parte; ma non trovando pronta giustizia perocchè la lite si trattava tra un piccolo e un grande, diresse al duca con una supplica concetta in termini poco moderati, alla quale il duca rispose facendolo mettere in prigione. Ivi il giovane confessò che autore della supplica era Frà Cornelio, che pure fu sostenuto in carcere, e gli accadeva peggio se non trovava il destro di fuggire.

(1574) Malgrado ciò che dice Frà Fulgenzio biografo di Frà Paolo ed amico, par bene che il primo scherzo fatto a lui e il secondo fatto a un suo correligionario e le continue bizzarrie del duca contribuissero a disgustarlo della vita di corte; e le ripetute sollecitazioni dei suoi amici e superiori, e forse anco la morte del vescovo Boldrino accaduta ai 2 novembre del 1574, lo fecero risolvere di accomiatarsi dal principe, e passò a Milano o in quei mese medesimo o nel seguente.