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capo x. 201


Le religioni antiche, sebben false, avevano il vantaggio di essere immedesimate col sistema politico, e di formarne il nodo principale, mentre la nostra, non per difetto di lei ma degli uomini, ha costituito un interesse a parte, fuori dello Stato, e talvolta con esso in collisione avversa. Imperocchè il clero, gerarchia speciale, si regola con tali instituzioni che spesso vanno a ledere direttamente le ragioni pubbliche; indi due governi in uno Stato; e due qualità di sudditi, di cui l’una obbedisce al capo naturale e prossimo, l’altra a capo straniero e lontano: modo di esistere che se giova al clero, nuoce allo Stato, lo indebolisce e ne imbarazza l’andamento, come l’esperienza di secoli molti lo ha provato.

Ma in Venezia religione e Stato furono mai sempre una cosa sola e talmente identificata coi costumi del popolo e coi metodi del governo che l’uno non poteva stare senza l’altra. Tutte le instituzioni derivavano da quei due principii: le feste religiose originavano da avvenimenti politici, le feste nazionali riferivano alla religione, la quale era pei Veneziani la loro storia tradizionale. Le cerimonie, i riti, tutto il culto esterno era mutato in costume; i santi, i simulacri, le reliquie erano i Dei locali di Venezia. Così essendo comuni le opinioni e gl’interessi de’ governati col governo, e quelli talmente confidenti di questo e persuasi che non poteva fallire, ogni detto in contrario era stimato eresia politica. Per la qual cosa una scomunica che faceva impallidire i re, un interdetto che sollevava un regno, era pei Veneziani un’offesa pubblica.