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capo x. 197

davano importanza e considerazione, e di ritorno aprivano l’ingresso al Senato, accrescevano, per la pratica degli affari, l’influenza, ed erano scala alle dignità supreme. Del resto le emulazioni erano accuratamente represse dal Consiglio Decemvirale, mortificando ora gli uni, ora gli altri, e più spesso i vecchi che i nuovi.

Una distinzione più decisa era quella di nobili ricchi e nobili poveri: e questi ultimi detti dal volgo Barnabotti, perchè abitavano il quartiere di San Barnaba, erano ad una condizione peggiore della plebe; perchè per la povertà loro non potendo aspirare alle prime cariche del patriziato, e per essere patrizi a quelle de’ cittadini, erano ridotti ad umili impieghi disdegnati dagli altri nobili, o a vivere quasi di mendicità, o nel grado di clienti di chi più poteva. Quindi sarebbono stati autori d’innovazioni, se la bassezza del loro stato glielo avesse permesso, e se la ponderosa influenza degli altri nobili e dei cittadini interessati a quel sistema, e lo stesso poco conto che ne faceva la plebe, non gli avesse tenuti a freno. Del resto il governo aveva fondato utili instituti per l’accasamento delle loro figliuole, dotandole, monacandole. E non essendo vietati i matrimoni tra patrizi e cittadini, accadeva spesso che un cittadino dovizioso, per accrescersi col parentado le aderenze nei consigli, accasasse le figlie con nobili poveri; come accadeva ancora che donzelle patrizie si maritassero a cittadini opulenti, essendovi tra questi assai famiglie che per ricchezze e relazioni avevano nulla da invidiare ai patrizi. Tali matrimoni li procurava qualche volta il governo