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182 capo ix.

delitti della lega di Parigi fomentata da Sisto V e dai preti e frati del partito romano, Enrico III assassinato da un domenicano, e i tentativi di assassinio contro Enrico IV, fecero detestare da ogni coscienza non pervertita dal fanatismo la dottrina che sia lecito ammazzare l’eretico scomunicato dal papa, e che questi possa disporre de’ regni altrui. Le controversie parlamentarie per l’accettazione del Concilio di Trento e gli anatemi fulminati contra i detti due principi, suscitarono una folla di scrittori avversi alla Curia; e la loro eloquenza popolare, declamatoria, appassionata, e, come volevano i tempi, non disgiunta da ingiurie, fu accolta favorevolmente. La potestà papale fu soggettata ad esame, se ne rintracciò l’origine; l’Inquisizione perseguitava gli scrittori, faceva abbruciare i libri, ne registrava i titoli nell’Indice; ma altri scrittori sorgevano, altri libri pullulavano: e come oggi a dispetto delle vigili polizie, così allora a dispetto del Sant’Offizio superavano le barriere degli Stati, confondevano l’ignoranza monastica, illuminavano i popoli, traducevano gl’intelletti sulla via delle ricerche.

Tale era la condizione della corte di Roma al principio del secolo XVII. Due forze occulte premevano per direzione contrarie lo spirito umano: il papismo e la civiltà nuova. L’uno aveva più mezzi meccanici, l’altra reagiva con mezzi intellettuali: pendevano in bilico; Frà Paolo fece cadere la bilancia in favore dell’ultima.