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capo ix. 173

mente alla corte di Roma, e le più opime rendite ecclesiastiche investite negli Italiani che neppure risedevano alle loro chiese. Più aspro era sentito dai Tedeschi che poveri, semplici, devoti erano espilati e angariati da clero astuto ed avido. E però Lutero potè ivi trovare numerosi seguaci nel popolo, e, per cagioni politiche, potenti sostenitori nei grandi; e se la monarchia papale non ruinò sotto i colpi di lui, debbe saperne grado al cumulo d’interessi umani collegati alla sua esistenza.

L’alto clero oltremontano era ricchissimo ed aveva parte nel reggimento pubblico, intervenendo ne’ comizi come corpo di rappresentanza nazionale; la quale prerogativa, giunta alle altre come corpo ecclesiastico, lo rendeva non pure potentissimo, ma necessario. Laddove la riforma tedesca derogando al sistema gerarchico, ai privilegi ed esenzioni della Chiesa e ai beni de’ cherici, non si sarebbe potuto introdurla in Francia o Spagna od altre regioni monarchico-costituzionali senza sconvolgere gli ordini dello Stato. Molto più che in Germania essendo varie città libere, e le soggette a principe godendo di assai franchigie municipali, la riforma assumeva tutti i caratteri de’ governi popolari, e al principato faceva temere innovazioni pericolose.

Ben è vero che in Inghilterra, introdotta e maneggiata dalla mano dispotica di Enrico VIII e consolidata dalla prudenza di Elisabetta, prese altra specie e conservò la gerarchia; ma oltrechè le condizioni degli altri regni erano di lunga mano diverse, in quell’isola pure le sêtte popolari de’ puritani e presbiteriani non tardarono ad insorgere con-