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capo ix. 157


Dicono i Curiali che l’esame giovi ad escludere gl’ignoranti e a conservare la buona disciplina; ma vai meglio dirla una invenzione per avvilire i vescovi, tenerli soggetti e far loro sentire la distanza infinita che gli separa dal Vice-Dio. Gli ordinandi, dice Scipione Ricci, stanno a ginocchi in mezzo a numerosa adunanza presieduta dal papa, intanto che sono interrogati dagli esaminatori, frati per lo più. Del resto «chiunque è pratico di questa formalità non ignora che gli esaminatori comunicano antecedentemente la questione, ed anco i libri da cui gradiscono che si traggano le risposte; giacchè non è minore il timore che hanno essi di essere messi in sacco e di fare trista comparsa, di quel che possa averne l’esaminato».

Le false Decretali dando voga alla erronea massima che i sinodi ecumenici o provinciali o diocesani non valgono se non sono approvati da’ papi, questi si arrogarono il diritto di mandare qua e là i loro legati a cui attribuivano facoltà sopra i vescovi delle provincie, e il diritto di presedere e di dirigere i concili loro. La qual cosa non piacendo a’ vescovi che abborrivano da questa nuova servitù, dopo di esservisi opposti inutilmente, omisero di convocarsi a concilio, e tale trascuranza lasciò libero il varco agli abusi e alla indisciplina de’ preti.

Dai canoni erano parimenti vietate a’ vescovi le traslazioni di una sede all’altra; e fare di due sedi una, o di una farne due, non si poteva senza il consenso del metropolitano. Ma nei tempi di mezzo l’avarizia o l’ambizione spingeva i vescovi oltremontani a saltare da una sede meno ricca ad una