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capo ix. 155

particolare insegna della loro gerarchia; e i papi col tempo gli mutarono la forma di mantello rosso in quella di un collare di lana bianca con crocette nere, preparato con quella ricercatezza di cerimonie con cui a Roma suolsi dare importanza fino alle bagattelle. La lana è tolta da un agnello consecrato dal papa il giorno di Sant’Agnese, poi allevato e nutrito in un convento di monache: sacre mani lo tosano, sacre mani ne filano i velli e tessono i pallii, che poi con solennità sono deposti sul sepolcro di San Pietro ed ivi lasciati per una notte affinchè il principe degli apostoli ne perfezioni la manifattura.

Il primo fra’ pontefici che concedesse il pallio fu Simmaco che intorno all’anno 500 lo diede a Cesario vescovo di Arli; ma questa decorazione era talmente di diritto degli Augusti che il papa non si ardì conferirla senza averne chiesta la licenza all’imperatore Anastasio. Circa 40 anni dopo Vigilio lo concedette ad Ausonio successore di Cesario, ma nel diploma usò una fra le doppiezze precipue allo stile della curia romana. Dice che i soli imperatori possano dare il pallio, che i clementissimi principi Giustiniano e Teodora lo concedevano ad Ausonio per le preghiere del gloriosissimo ed eccellentissimo patrizio Belisario, e (nota) che l’uso di esso pallio lo concede egli, papa Vigilio, per l’autorità di San Pietro: cavillo che servì a’ successori e primamente a San Gregorio per dare il pallio anco senza ricorrere alla corte di Costantinopoli. La vanità rese quell’indumento un distintivo indispensabile a tutti i metropolitani: prima i papi lo mandavano; poi