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152 capo ix.

Silvestro, e Valentiniano che giudicò Dàmaso. Lo stesso facevano nelle contese di competenza in occasione di scisma, come si ha dell’imperatore Onorio che sentenziò tra Bonifacio ed Eulalio, e del re Teodorico tra Simmaco e Laurenzio, i quali si contrastavano la sede di Roma.

Ma i due secoli in cui l’Italia fu tenuta parte dai Greci e parte da’ Langobardi furono ai papi una scuola di avversità dove impararono la prudenza e la saviezza, acquistarono l’amore de’ popoli, e divennero quasi necessari. Gl’Italiani odiavano i Langobardi perchè barbari e feroci; e il governo greco in Italia sempre più s’indeboliva e non valeva a proteggerli dalle rapinerie continue di que’ selvaggi tedeschi. Quindi i papi ad addoppiare lo zelo e l’attività di difendere le terre che ancora il dominio langobardo non riconoscevano; e perciò salirono in tanta estimazione che alla metà dell’VIII secolo apparivano come l’appoggio di quel fantasima cui chiamavano Impero, e i protettori delle repubbliche federative dell’Italia romana. Scelti fra uomini addottrinati di buon ora nelle lettere e nel maneggio degli affari, niuna epoca del papato offre una successione così continua d’uomini grandi come furono i pontefici che regnarono dalla decadenza dell’Imperio d’Occidente verso il 440 fino al suo risorgimento nell’800.

Un essere nuovo surse allora per l’Europa di cui non è mio instituto di narrare i beni e i inali. Solo dirò che fin qui i papi s’inalzarono per opere benefiche lodevoli; ma dopo Carlo Magno la prosperità, le ricchezze, il fasto, l’orgoglio gli corrup-