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capo ix. 147

sandria e di Antiochia sovrastavano, è vero; ma in appresso il vescovo di Costantinopoli cominciò ad uguagliarsi a loro; poi nel 381 ottenne dal concilio costantinopolitano il primo grado dopo il vescovo di Roma; indi dal concilio di Calcedonia nel 451 fu agguagliato in dignità e potenza al vescovo romano in onta alle proteste di papa Leone I. La quale superbia de’ patriarchi bizantini eccitò l’invidia di quelli di Alessandria e di Antiochia, che a vendetta si chiarirono in favore della supremazia romana.

Ma nell’Occidente il cristianesimo s’introdusse a stento. Tra il II ed il III secolo alcune comunità cristiane, colonie di Greci venuti dall’Asia, si stabilirono a Parigi, a Lione ed a Vienna di Provenza; ma non fruttarono, e andarono in dileguo, finchè alla metà del III secolo Fabiano vescovo di Roma mandò altra colonia di missionari latini. Nella Spagna aveva fatto qualche progresso; ma gl’Italiani a’ tempi ancora di Costantino erano quasi tutti annebbiati di paganesimo, e cinquant’anni dopo vi perseveravano per la maggior parte. Quindi essendo poche le Chiese e sparse qua e là, i vescovi di Roma poterono inforzarsi a loro agio e dominare senza rivali; e quando verso la metà del IV secolo sursero le chiese di Milano, di Aquilea e di Ravenna, la riputazione di quella di Roma era già stabilita. A quel tempo la giurisdizione de’ papi non usciva dalle provincie suburbicarie, cioè da un raggio di 100 miglia descritto in giro alla città di Roma: era la giurisdizione del prefetto urbano. I vescovi di Milano si ampliavano per tutto il vicariato d’Italia, cioè dal Rubicone fino alle Alpi, fin