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140 capo ix.

cola congregazione di cristiani, composta presso che tutta di Levantini, e ne lasciò la direzione ad Aquila proselite ebreo cui conobbe in Epiro, ed a Priscilla moglie di lui; di forma che per ragione di storia Aquila e Priscilla dovrebbero avere il primo luogo nella serie de’ papi. Nissun buono argomento ci obbliga a credere che Lino, Clemente, Cleto e Anacleto, (seppure i due ultimi non sono uno stesso individuo) siano stati vescovi di Roma e successori l’uno dell’altro: apparendo invece che vivessero quasi coetanei e non fossero che i papi o anziani di piccole adunanze cui assembrava ciascuno nella propria casa. La Chiesa avendo ovunque imprestato gli ordini politici, e in Roma il culto essendo affidato ad un collegio di pontefici, i cristiani affidarono il reggimento della loro comunità ad un collegio di vecchi; nè fu se non verso il finire del primo verso il cominciare del secondo secolo che la Chiesa romana adottò il governo di quelle della Acaia, dandosi un ispettore che in greco chiamano episcopo e noi corrottamente vescovo. Nei primi tre secoli quella chiesa fu composta quasi esclusivamente di Greci o Siriaci od Africani che in gran numero accorrevano nella capitale: i vescovi stessi furono pressochè tutti Levantini; e solo dopo la metà del III secolo cominciò a contare nel suo seno veri Romani.

Ne’ suoi esordii ella era così oscura che non ebbe alcuna parte nelle faccende delle altre Chiese; così umile che andato a lei l’eretico Marcione, verso il 150, per farsi assolvere dalla scomunica di suo padre che era vescovo, i preti di Roma lungi dallo arrogarsi quella sconfinata autorità che usurparono