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capo viii. 137

messa non recitava la Salve regina. Era vero: Gregorio XIII aveva tolto quel rito fino dal 1579; ma un Capitolo di trenta frati alla barba del papa lo volle ristabilito, e Sarpi era eretico perchè ubbidiva al papa e non al Capitolo. Fu accusato ancora per la foggia del suo berrettino, cui dicevano ribelle a quanto prescriveva una bolla di Gregorio XIV. E infine in un Capitolo tenuto in Vicenza agli 11 maggio del 1605 fu accusato da quel Padre Arcangelo Piccioni, maestro di teologia e già provinciale, nominato altrove, che portava pantofole non cattoliche; e quelle pantofole citate in giudizio, levate di piè dal Sarpi, furono esaminate con tutte le formalità dal vicario generale; e riconosciuto che erano ortodosse, tra somme risate fratesche pronunziò sentenza in latino che exemptionem nullius esse momenti et planellam decere religiosos, onde passò il proverbio tra i Serviti che persino le pantofole di Frà Paolo erano state canonizzate.

È miracolo in un secolo pieno di pregiudizi e di superstizioni, e in cui il Sant’Offizio vedeva dapertutto maghi, streghe e incantamenti, che Frà Paolo non sia stato accusato di magìa o per lo meno di teurgismo; ma ciò si deve attribuire probabilmente alla sua circospezione: nè mi pare insulsa la congettura di Bayle, che per questo motivo e’ tenesse occulte le sue scoperte anatomiche. Imperocchè quantunque l’Inquisizione a Venezia avesse corte le unghie, nè abbia potuto avere la consolazione di far arrostire alcuno eretico, qualche frate fanatico non avrebbe mancato di accusarlo di sacrilegio, come già avvenne al Vessalio in Fiandra. Non per questo