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136 capo viii.

tura. Il celebre Ganganelli è forse il solo che si conservasse papa quel medesimo che già fu frate, ed è forse perciò che rinnegato a mezza bocca dai Romani è più conosciuto al mondo col nome di papa Ganganelli, che di papa Clemente XIV.

Quando si vogliono tirare a fine sinistro le azioni di un uomo, faccia pur bene finchè vuole, siano pure innocenti le sue intenzioni, troverà sempre maligni interpreti. I Curiali che hanno pronte le scappatoie per giustificare a cagion di esempio Urbano VIII che volle conferire al siciliano Boi un pingue vescovado per ricompensarlo della sua perizia nel giuocare agli scacchi; o per scusare Giulio III che diede il capello cardinalizio ad un bindolo il cui merito era di saper bene dimesticare una scimia: trovarono degno di rimprovero il Sarpi perchè aspirò ad un vescovado di poche centinaia di ducati all’anno, non per altra causa che per attendere più riposatamente a’ suoi studii. San Paolo, dicono loro, dice che desidera cosa buona chi desidera l’episcopato; ma è egli, aggiungono, per attendere agli studii che hassi a desiderarlo? No certo, rispondo io, ma per avere una buona Mensa: tale essendo il titolo, desunto dalla destinazione, delle rendite episcopali; ed ereticava il Sarpi pensando che ciò che è destinato alla mensa, possa essere profanato dagli studii.

La farisaica invidia lo prese maggiormente di mira e lo circuì di un assiduo spionaggio; ma fu costretta a confessare quanto i costumi di Frà Paolo fossero irreprensibili, posciachè non potè appuntare che sopra le inezie, accusandolo di eresia perchè nella