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fra’ quali ve n’erano sulla podestà del papa e sui concilii. Sarebbe curioso conoscere come Frà Paolo fanciullo abbia trattato questi argomenti per cui si rese tanto celebre fatto uomo; ma Francesco Grisellini che vide il manoscritto, si contentò di darcene il titolo.

Queste giostre scolastiche, specie di cartelli con cui i disputatori si sfidavano, erano assai di moda; il dotto pubblico vi accorreva come a spettacoli, e grandi onori facevano, perfino i principi, al vincitore. Ma realmente erano puerilità dove meglio che del sapere davasi prova del cattivo uso fatto del tempo, dell’ingegno e della facoltà preziosa della memoria, scialaquandoli in dispute dove ciascun lottatore faceva pompa di cavillazioni, cercava di sorprendere l’avversario con arguzie o motteggi, e vinceva chi più ne abbondava. I frati, propagatori di tutto che sente il cattivo gusto, ne andavano pazzi, ne tenevano ad ogni Capitolo, vi avvezzavano per tempo i giovani allievi, ed era con queste misere armi che gli preparavano a combattere gli eretici. I barbassori sfoggiavano ne’ Capitoli generali, in chiesa, pubblicamente, e vi assistevano personaggi grandi come oggi ad una accademia. Il più dotto non era chi ragionava meglio, ma chi produceva maggior numero di tesi, e quanto più sottili, tanto più applaudite.

(1570-74). Il giovane Frà Paolo dovendo anch’egli obbedire allo spirito de’ tempi e dei suoi maestri, nel 1570 comparve di nuovo ad un Capitolo tenuto in Mantova armato di 309 tesi del genere di quelle già sostenute tre anni innanzi; e pubbli-