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108 capo vi.

potamo in Candia. Dicono che il pontefice lo ricusasse per sinistra opinione che aveva di lui, siccome d’uomo che teneva pratica con eterodossi. Ma ciò non si accorda con quello che abbiamo detto di sopra, nè Clemente VIII era così pinzochero da lasciarsi alluccinare da superstizioni plebee.

Pare piuttosto, da quello che ho potuto raccogliere, che la sede di Milopotamo essendo povera e con pochi abitanti, sia stata congiunta, per un concordato tra la Santa Sede ed il governo veneto, con quella di Retimo pure in Candia; e a questa alcuni anni dopo, essendo restata vacante, fu promosso Luca Stella di primaria famiglia cittadinesca veneziana, chierico della camera apostolica e referendario dell’una e dell’altra segnatura, che fu poi arcivescovo d’Adria, poi di Creta, poi arcivescovo vescovo di Vicenza, poi di Padova, la più grassa sede episcopale dello stato veneto dando 24,000 ducati di rendita: dalle quali numerose traslazioni, contrarie anco ai canoni ecclesiastici, si vede, lo Stella essere stato un buon cacciatore di benefizi e grato alla Corte.

(1594-97). Durante questo tempo le speranze di Gabriele erano state deluse due volte; perocchè morto il generale Libranzio, gli venne sostituito, come narrai, Frà Lelio Baglioni, portato anco dal Santa Severina facendosi promettere che terminato il suo triennio farebbe opera perchè Gabriele gli succedesse. Ma Lelio che ambiva, come tutti, di prolungarsi più che poteva nella carica, e necessitato a lasciarla, cederla ad uno di sua fazione, aderì sulle prime per non incontrare ostacoli; ma venuto il tempo di rassegnare il comando, intrigò tanto, sostenuto dalla continua