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entro se racchiuda; e passiamo alla leggiadria.

Questa, dice il Firenzuola1, non è altro, come vogliono alcuni, e secondochè mostra la forza del vocabolo, che una osservanza della tacita legge, data, e promulgata dalla natura a voi, Donne, nel muovere, e portare, e adoperare così tutta la persona insieme, come le membra particolari, con grazia, con modestia, con gentilezza, con misura, con garbo, in guisa che nessun movimento, nessuna azione sia senza regola, senza modo, senza misura, e senza disegno: ma come ci sforza questa tacita legge, affettata, composta, regolata, graziosa; la quale perciocchè non è scritta altrove, che in un certo giudizio naturale, che di se nè sa, nè può render ragione, se non che così vuol natura, ho voluto tacita nominare. La qual Legge nondimeno, perciocchè nè i libri la possono insegnare, nè la consuetudine la sa mostrare; non è osservata comunemente da tutte le belle; anzi se ne veggiono tutto il dì molte di loro tanto sgarbate, tanto attose, che par pure un fastidio a vederle. Fino qui il nostro Amico, e difensore, ed io m’acqueto a’ suoi detti, passando intanto alla saviezza.

Di questa un modello ce ne rappresenta il non men Filosofo, che gentil Cantore di Madonna Laura in quella sagra sua Canzone alla Madre di Dio, che incomincia, Vergine bella ec. nella seconda stanza:

Vergine saggia, e del bel numer una
Delle beate Vergini prudenti,
Anzi la prima e con più chiara lampa


C 2 D’
  1. Dialogo sopra la Bellezza delle Donne.