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scuola, anche perchè neppur quì è trascurato l’insegnamento. Tutto è saggiamente distribuito: preghiera, scuola, studio, ricreazione, passeggio. Alto e patriottico intento, che, se dobbiamo giudicarne da’ fatti, ha destato per la bella istituzione, non ancora, pur troppo, conosciuta da tutti, la simpatia e l’affetto della maggioranza.[1]
Da una commissione scelta appositamente vengono nominati gl’insegnanti, tanto per la sezione femminile, che per la maschile.
E quell’egregie maestre, quei provetti educatori, adempiono il loro ufficio, tutti l’abbiamo veduto, con affetto paterno. È commovente vedere quei bambini che cresciuti sulla riva dell’Arno, non hanno idea precisa della montagna, maravigliandosi in senso inverso di quel di Dante:
«Come il rozzo villan quando s’inurba»
ammirare attoniti le balze scoscese, le vette aeree dei monti che sembra tocchino il cielo, la Setta serpeggiante coll’onda purissima, i prati sempre verdi, animarsi vicendevolmente; darsi alla più schietta allegria.
Qui, lontani da ogni cattivo esempio, non ascoltano che la parola educatrice del maestro, ne veggono e cercano imitarne la retta vita: è questa una segregazione che li migliora. Quegli alpinisti in sessantaquattresimo, dalle passeggiale brevi e in luoghi agevoli ben presto hanno l’ardire di spingere le loro gambucce fino agli ardui gioghi di Monte della Scoperta, di Monte Casciaio, di Mezzana, di Poggio di Petto. E frattanto, al loro ritorno tra le mura della città nativa, i medici tanto nei
- ↑ Relazione del Comitato, 8 Decembre 1895.