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A nulla valsero le istanze, le proteste de’ popolani che vedevano atterrato vandalicamente l’oggetto del loro amore, del loro orgoglio. Un Becheroni, Gian Giuseppe, buon uomo del resto, ebbe a rispondere ai moltissimi che facevano rimostranze, esser la sua consegna, una sola, demolire. E come quegli che era sottoposto, aveva, dal suo lato, ragione. Non tutti hanno il coraggio civile di rifiutare ai potenti l’opera propria in fatti stolti o maligni.

Il terremoto del 1843, che tanti danni arrecò alla valle del Bisenzio, trovate le mura smosse, compiè, quasi, l’opera di distruzione; costrinse a demolire ancora. E fu per questa opera di distruzione che tanti pregiati lavori di pittura, ornamento dell’Abbazia, furon perduti. In questa opera insana furono spese 27 mila lire; incredibile, ma storico.

La casa canonicale della Badia e la Chiesa furon teatro dell’eccidio di un uomo, eccidio compiuto dagli sgherri del Duca di Modena. Si legge nel Registro de’ morti alla Badia di Montepiano.

A dì 21 Agosto 1785.

Francesco Mattioli di Misano, volgarmente detto Checchetto del Prete, di età d’anni 40 in circa, assalito da una squadra numerosa di sbirri, mentre stava alla porta della Chiesa e sentiva Messa, perchè contumace a più potenze, ma specialmente al Signor Duca di Modena suo Principe, inseguito dai suddetti per la Chiesa fino alla Sagrestia, e quindi rifugiatosi nella camera accanto al coro, sopra la medesima sagrestia, ivi fu ammazzato con molte fucilate, senza volersi arrendere e fatti gli esami da me infrascritto, per sapere se aveva dato segno di sentimenti cristiani, sentito che era scomunicato per