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Quando cadde l’impero eragli stata affidata una colossale statua di Napoleone I dal Municipio d’Aiaccio, ed egli, pur costernato dalla sventura del suo protettore, scriveva ad un amico: «Oh! devon tornare que’ tempi! Questa statua non deve rimanere sempre nel suo carcere!»

E l’astro Napoleonico tornò, un po’ tardi è vero, ma tornò a brillare.

Buono, umano, leale, prodigo, schietto, fu amico degli amici, proteggitore, cordiale di quanti a lui, specialmente artisti, si rivolsero1. Pronto alla collera, subitaneo, caldo di affetti, non ebbe mai rancore con alcuno, compensò coi benefici i detrattori maligni. I più grandi ingegni gli furono amici: il Giusti era entusiasta di quest’operaio giunto a tanta grandezza.

A lui nella celebre «Terra de’ morti» volgeasi:

«E tu giunto a compieta,
  Lorenzo, come mai,
  Infondi nella creta,
  La vita che non hai?»



  1. In Borgo Pinti, in Firenze, ove spirò l’anima grande, fu scolpita nel marmo la seguente iscrizione:

    Dopo XXIII anni
    da che morì in queste sue case
    Lorenzo Bartolini
    per altezza di concetto e studio del vero
    restauratore della scultura
    i lavoranti e gli sbozzatori
    cui fu prodigo d’aiuti e d’affetto
    uniti in consorzio di previdenza
    per mantenersi lavoro
    il vigesimo giorno del MDCCCLXXIII
    Posero la presente memoria