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per aver rapito una fanciulla pratese, di nome Diana, e feritane la madre che la voleva difendere.

Sozzo di Roberto fu condannato alla pena di morte e dichiarato ribelle, perchè il 23 Giugno del 1533, resistendo al Podestà di Prato ed ai suoi berrovieri, gli pose in fuga, dopo averli malconci e tolto loro di mano un suo sgherro, Lillo da Vernio, che era stato arrestato.

Suo figlio Matteo fu condannato a morte per omicidio, assoluto e poi a sua volta ucciso da Cammillo de’ Bardi, congiunto suo.

Valentino di Gualterotto perì a Bologna per mano del carnefice nel 1548, come capo di malfattori; Pompeo confinato con sentenza degli Otto per cinque anni a Livorno per l’uccisione di una donna di cui era geloso.

L’ultimo Conte poi, il Conte Flaminio che, nato nel 1736 assunse il potere nel 1772, cavaliere di Malta, Abate di Montepiano, fu un vero tirannello medioevale, prepotente, vendicativo, usurpatore di lasciti pii, vasel d’ogni froda. Sebbene apportatrice d’altri danni, fu una fortuna che la rivoluzione francese lavasse le stalle d’Augia.

Misero lo stato dei vassalli, perchè spogliati da un regime di tirannia e d’estorsione, che solo avea in mira di dissanguarli a più potere.

Dopo aver tanto faticato sulle sudate glebe, reduci nella sera alla loro casipola, non avevano di che saziare sè e la grama famigliuola. I Conti eran padroni quasi assoluti di tutte le terre del feudo e non solo delle terre, ma spesso, quando dessi erano malvagi, per i sudditi neppure la quiete domestica, neppure l’onore e la vita andavan sicuri. Quindi i Verniotti, perchè la tirannia rende diffidenti, sospettosi, vendicativi, erano tutt’altro che d’animo educato a mitezza. I poveri vassalli, co-