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gioga per gran tratto val di Bisenzio ed i cui ruderi si veggono ancora torreggiare su un contrafforte al disopra di Usella, quasi minaccia, imbelle telum, di tempi che furono, contro i moderni.

Da questi castelli i feudatari spargevano, se buoni, i loro beneficî; se cattivi, il terrore e la desolazione.

Sventuratamente i buoni furono pochi!

Gli Alberti, detti Conti Rabbiosi, usciti dal sangue degli antichi marchesi di Toscana ed estinti in Firenze nel 1686, vi dominarono per oltre tre secoli. Fierissimi, crudeli, molti di essi gravarono la mano sui miseri servi della gleba e lasciarono trista fama di sè.1

Dante ricorda, nel canto XXXII dell’Inferno, Napoleone ed Alessandro degli Alberti, i quali furono di cuore così perverso che per tôrre l’uno all’altro le fortezze che avevano in val di Bisenzio, vennero a tanta ira e malvagità d’animo, che l’uno uccise l’altro, e così insieme circa il 1258 morirono.2

Cerbaia fu testimone dell’orrendo fratricidio. Questi sciagurati vengono dipinti immersi nel ghiaccio fino alla cintola, insieme cozzantisi le teste rabbiosamente, e il poeta si fa dire da uno degli abitatori di quella bolgia:

«Se vuoi saper chi son cotesti due
     «La valle onde il Bisenzio si dichina
     «Del padre loro Alberto e di lor fue.




  1. I Conti Alberti erano legati con vincoli di parentela agli Ezzelini! Ezzelino da Romano detto il Monaco, sposava nel 1175, Adelaide degli Alberti, la più avvenente delle donne d’allora, dotta nel trivio e nel quadrivio — enciclopedia medioevale — e nell’astrologia giudiziaria. Sposa infelice! Quali figli feroci ebbe Ella mai!
  2. Ann. Fior. Graziolo dei Bambaglioli. — Scartazzini.