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servono eziandio a tener viva l’industria lanifera di Prato, città che, se non fu chiara per l’origine della gente, è tale certamente per le arti, per i commerci e l’indole viva, intraprendente, degli abitanti.

La parte superiore del Bisenzio (e per questa intendiamo quel tratto di territorio che dallo spartiacque appenninico si estende fino a dove si apre il piano fiorentino) appartiene a quattro comuni: Cantagallo a ponente, Barberino di Mugello a levante, Prato a mezzogiorno, Vernio a settentrione.

La posizione geografica della vallata è fra 43° 51' e 44° 5' 28" di latitudine nord; cioè dalle estreme pendici di Pizzidimonte alla sommità del monte della Scoperta; e fra 1° 16' e 1° 25' 3" di longitudine ovest dal meridiano di Roma; cioè dai fianchi più verso oriente della Calvana, al monte sopra la Cascina di Spedaletto, nel cui dorso settentrionale scorrono le due Limentre.1

Certamente i Romani, popolo colonizzatore per eccellenza, non poterono trascurare queste belle e fertili pendici appenniniche; tanto più che i militi Sillani mandati in colonia ad aggiungersi ai Fiesolani, si distesero pel piano, fondarono o almeno accrebbero Firenze, si stanziarono a Prato e dettero ai paesi della valle i loro propri nomi2. Fabio, Popigliano, Luciana, Logomano, Vernio stesso hanno nei loro nomi una etimologia di famiglie e di vocaboli latini.

Nel Medio Evo vi furono eretti in buon dato monasteri, specialmente di Benedettini o di ordini derivati da essi.



  1. Bertini prof. Emilio. Guida di Val di Bisenzio.
  2. Vittorio Fedeli. Opera Pia di S. Niccolò. 1875.