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Basta uno sguardo di occhio intelligente ed esercitato per convincersi come si dovesse a ciò prestare la conformazione del terreno, avvallato fra catene piuttosto alte di monti che concorrono a chiudersi quasi e ricongiungersi in un punto.

Così dove, nell’epoca terziaria, si era disteso il mare pliocenico, nell’epoca quaternaria avrebbero invaso laghi tranquilli di acqua dolce, sinchè il franamento o l’abbassarsi successivo per l’erosione delle gole di uscita rendesse possibile il completo scolo delle acque. Certamente alcune sabbie rossastre, il Loess con frustoli calcarizzati e silificati di pianticelle, la torba che s’incontra di frequente, quantunque in piccola quantità, lungo la Limentra ed il Bisenzio, le varie specie di selce stratificata, indicano la permanenza, durante un corso peraltro breve di tempo, di grandi estensioni di acqua dolce. Anzi nel territorio di Migliana, Comune di Cantagallo, in quella specie di penisola formata dalla gran voluta del Bisenzio, si crede esistano depositi più importanti di torba, e si son fatti saggi ed esperimenti per vedere se l’estrazione ne fosse remunerativa.

Se però vi fu sistema lacustre, non esisteva più quando si formavano gli immensi strati di torba ed i giacimenti ossiferi della valle dell’Arno; prima che si fosse aperto lo sbocco della Gonfolina, il Bisenzio ed il Reno avevano rotte le loro dighe.

Comunque sia, un periodo lacustre, dovuto a fenomeni locali ed indipendenti da cause geologiche, è impossibile negarlo alla regione che circonda Montepiano a Sud-Ovest di Castiglion dei Pepoli. La frana che prima racchiuse le acque e poi ne determinò lo scolo fu sotto Rasora dove parte del Monte Barbabianca precipitò nella valle. Rovinati dalle alte vette giacciono ancora fra la