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tremolanti corolle dell’olezzante mammola, ai pallidi globuli del delicato mughetto.

Sull’ampia vetta coperta di faggi dalle foglie multicolori, offerenti riposo ed ombria, quanto è mai bello e piacevole il giungere dopo l’erta faticosa, montana! Quanto è mai grato respirare quelle aure così ricche di ozono! Che magnifico orizzonte, contemplando quelle sconfinate distese di monti e di cielo, quelle convalli così pittoresche.

I monti si succedono ai monti, come giganti disposti in linee svariate. — Ti fa quella vista sovvenire alla mente gli asclepiadei carducciani,

«Sorgono ed in agili file dilungano
«Gl’immani ed ardui steli marmorei,
«E nella tenebra sacra somigliano
«Di giganti un esercito».

Siamo sul Baducco, vertice ultimo del Gatta (m. 1159) sulle prime ore del mattino, un mattino roseo, tranquillo, quale si gusta solo da chi veglia sui monti. Vedi da qui le alture, le pendici che biondeggiano di mèssi, altrove le vedi coperte di verdi boscaglie, ed in cima un gruppo di nubi che lor fanno cappello. Di qui per una fuga aerea di monti, di valli, l’occhio corre rapidissimo all’Uccelliera (m. 1797), al Cimone (m. 2163), candido di neve sino alla fine di maggio, al Corno alle Scale (m. 1939), ai M. di Granaglione (m. 1229), al M. Pollaio (m. 1194), alla graziosa Venere (m. 975), all’Adone maestoso, al dirupato M. Vigge (m. 1091); ai vicini Scoperta (m. 1285)