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Al tempo stesso che l’antico Castiglione, i Bolognesi distrussero, per quanto si narra, anche altri fortilizi, come S. Giusto, le Crocicchie, Civitella... che erano nelle mani dei banditi.

I Bolognesi ebber vittoria: fu rintuzzata la baldanza dei facinorosi, anzi furono, per allora, addirittura schiacciati e, al tempo stesso, la potenza, il prestigio degli Alberti ebbero un colpo mortale.

I Comuni italiani avean compiute opere meravigliose, fiaccata a Legnano la tracotanza straniera, inalzati monumenti d’arte imperituri, colle ricchezze accumulate coi commerci attivissimi e prosperi e colle industrie alacremente esercitate. — Le fatali divisioni, però, in Guelfi e Ghibellini e in tante altre fazioni, le lotte civili, le dissenzioni continue, accese anche per futili motivi, dalle famiglie magnatizie e più potenti ingeneravano indifferenza a prender parte diretta alla cosa pubblica, che finì poi nel volontario rifiuto alle libertà Comunali. Si sentì allora il bisogno di accentrare i poteri dello stato: si dette quindi piena balia, prima a consigli ristretti molto, o ad alcuni determinati capi di una fazione e quindi a una sola persona, — e questo formò il carattere principale delle Signorie.

Generalmente, però, era il suffragio popolare che dava il dominio al Signore, il quale obbliga vasi a rispettare i diritti e le libertà del popolo: solo in appresso tal dominio divenne ereditario.

A Firenze trionfò sui ghibellini il popolo grasso, che assicurò al Comune un lungo e florido governo