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tchiavitìi, e ve ne compiacete. Ma spiegatemi un poco onde mai venga, che le accademie intere, i gran maestri delia poetica anche toscani tengano il Tasso in pregio di classico, e lo difendano come impeccabile in ogni punto, e trovino il suo stile perfetto, il suo poema eccellente, benchè sia tutto opposto e in tutto allo stile di Dante, al poema di Dante, al gusto di Dante.

So bene, che quando era moderno ebbe aneh’esso a patir da’ danteschi e dagli ariosteschi eziandio gran percosse, e che finalmente il tempo lo ha saivaro, come salverà certo i Frugoni, e i loro coetanei illustri daU’invidia degli emoli e dei pedanti. Ma perchè, torno a dire, perchè poi si passa col tempo alla superstizione dopo la guerra, e all’adorazione dopo il disprezzo? Perchè vorranno gl’italiani accecarsi oggi per non veder quelle macchie neppure, che già furo n nuvole, e vorranno rendere eterni e fatali ai seguaci di lui tanti errori, che furono fulminati sin di scomuniche? Non saria meglio prender la via di mezzo, e nel lodar le bellezze far vedere le deformiti, perchè» giovani le sfuggissero?