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Inglesi. 271


tò con occhio più generale, ed imparando dalle altre nazioni conosciuti i vostri pregiudizi, sarete beri vergognati di tanta ostinazione ed inganno. Imperciocchè v’ha delle leggi di poesia, che sono nate con noi e scritte nell’anima, leggi intrinseche alle arti, che comandano agl’italiani, a’francesi, agli spagnoli, a tutti egualmente. La propofzion delle parti e la lor varietà, la grandezza vera per eccitare la vera ammirazione, la dolcezza e la forza temprate insieme nelle passioni per muovere il cuore, in somma quanto piace ai ben fatti animi e al più degli uomini ben educati, queste ed altre sì fatte prerogative son superiori ad ogni abuso. Per questo sono in venerazione e vi saran sempre Tullio e Virgilio, Omero e Demostene, Livio e Plutarco, perchè han contentata la ragione, e lusingato i cuori degli uomini per tanto tempo. Or dunque se v’ha di tai leggi, dirò così, naturali per giudicar della vera bellezza di questo -genere, a che giova difendere tanto Dante, che cèrtissimamenre manca a molte di queste nell’economia del poema, nell’invenzione, nelle