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Le Ottave rime del Poliziano si serbino con alcun piccolo pezzo di Giusto de’ Conti, che non sia tutto Petrarchico; alcune imagini ed espressioni del Tibaldeo.

Bembo, Casa, Costanzo, Guidiccioni e i cinquecentisti tutti riducansi ad un librettino di venti Sonetti, e di tre Canzoni, togliendo a un bisogno quà un quadernetto, là un terzetto, o una stanza, in cui sia qualche nuova bellezza, e mettendo alcuna cosa nelle chiuse, sicche mostrino d’essere un finimento.

L’Ariosto può far de’ Poeti, ed eziandio più regolati di lui. Egli è gran Poeta, se alcuni canti si tronchino dell’Orlando furioso ch’egli stesso condanna, e tutte le stanze che non contengono fuor che turpi buffonerie, miracoli di Paladini, incanti di Maghi, o sozze immagini indegne d’uomo bennato. La macchina del Poema non ne soffrirà danno alcuno. I suoi Capitoli, che han nome di Satire, si rispettino, quand’esse al buon costume, e alla Religione han rispetto. Dalle commedie qualche scena si prenda, che rider faccia davvero, e non arrossire.