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pubbliche feste intervenivano anche le matrone. Ma ne’ costumi di Grecia e di Roma non appare la menoma orma di alcun omaggio particolare, tributato dall’uomo alla donna siccome obbligo della condizione virile; non la menoma idea esagerata e fantastica della innata eccellenza del sesso femminino.

Siffatte idee vennero primamente da’ germani, che occuparono quella parte dell’impero romano dove in appresso si sviluppò lo spirito cavalleresco. La religione cristiana contribuí fors’anche a mantenerle, favorendo in tutta l’Europa l’emancipazione civile delle donne. Molti secoli, a dir vero, corsero in mezzo tra tale emancipazione e l’epoca in cui surse lo spirito cavalleresco. Ma se la condizione delle donne non avesse incontrato questo mutamento civile e questa miglior fortuna nella opinione degli uomini, noi non avremmo poesia cavalleresca; ed in generale la poesia de’ moderni non avrebbe conseguito quella tinta che piú la rende originale.

Pieno il cuore umano della nuova venerazione verso il bel sesso, diede vita a nuove immagini ed a nuovi sentimenti coi canti d’amore. E cosí via via perpetuandosi ne’ popoli le idee delle nuove relazioni morali tra’ due sessi, venne perpetuandosi infino a noi nella poesia una cert’aura di gentilezza cavalleresca, che invano ricercasi nelle poesie de’ greci e de’ romani, perché non potevano averla.

La poesia moderna può dirsi figlia dell’amore, da che, piú che dalle tradizioni religiose ed istoriche, emerse dal nuovo sentimento amoroso. Un entusiasmo, ignoto a’ greci, trasformò il rispetto col quale i germani giá da gran tempo nelle lor selve onoravano le donne, in una estetica deificazione della beltá femminina. Non solamente l’avere in riverenza le donne amate, ma il servire ad esse siccome ad enti superiori, l’ammirarle nell’estasi dell’amore siccome angeli, il cedere ad esse ovunque la precedenza in confronto degli uomini, l’innamorarsi non meno delle loro virtú che delle loro leggiadrie, l’inginocchiarsi innanzi ad esse e ’l giurar loro fedeltá come il vassallo la giurava al suo signore, il riporre l’amante tutta la sua fortuna nelle mani dell’amata, l’obbedire ad essa ciecamente, il correre