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68 scritti critici e letterari

V

Scortesie maschili al teatro della Scala

Abbiamo ricevuta la lettera seguente, alla quale l’urbanitá vorrebbe che si facesse una risposta.

Signor Conciliatore, — Sono un viaggiatore, e corro l’Europa con intenzione di scrivere il mio viaggio. Ma questo debb’essere un libro d’una natura tutta nuova. Non parlerò che di costumi, scegliendo i meno osservati prima d’ora, in apparenza i meno importanti. Né tanto noterò i costumi quanto le ragioni di essi, investigandole con accuratezza.

Per lo piú i viaggiatori prima di visitare un popolo si formano di esso un’idea, e se la mettono a cavallo dell’intelletto. Poi corrono le poste e, come a traverso d’un par d’occhiali verdi, mirano ogni cosa a traverso di quella loro idea; e senza por mente a’ fatti che talvolta congiurano a smentirla, se la riportano vergine a casa.

Alcuni anni fa un amico mio parti di Parigi per visitare la Spagna. S’era fitto in mente che in Ispagna i mariti fossero tutti Otelli. Era giovine, bello, gentile, tale insomma da esser l’odio d’ogni sposo. A Madrid, a Cadice, a Valladolid e da per tutto ebbe accoglienze ed ospitalitá dalle donne; e da per tutto colla propria hermosura sconfisse hidalgamente l’altrui castitad, e non incontrò mai né veleni né coltelli né spade né visi arcigni. Tornò a Parigi, e scrisse e stampò che in Ispagna la gelosia de’ mariti è feroce e sempre in agguato.

Non farò cosí io. Tornato in Francia, io, per esempio, non dirò che in Italia sieno frequentissimi gli assassinii e tenuissimo l’orrore che vi destano; perché, ad onta ch’io pur lo credessi un tempo, ho veduto che ciò non è vero. A me piace esaminare,