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iv. del criterio ne’ discorsi 65

derisioni1. L’ignoranza del giudice è la prima ragione dell’incompetenza di lui; e i decreti dello stolto tirano addosso le beffe al decretante. Che se quelle signore da me conosciute hanno such a great deal di criterio, perché non vanno caute ne’ loro discorsi? perché non evitano d’avventurarsi in regioni ignote? perché non si guardano dal ripetere tutto il santo dí parole delle quali non hanno in capo l’idee corrispondenti? — È la moda che vuol cosí — mi diranno. Ma non chiamerò io giustamente questa lor moda a very nonsensical petulancy?2. Ho udito una di esse dolersi che la forma del suo ventaglio fosse piuttosto classica che romantica. All nonsense! Un’altra chiedeva ad un suo amico se, come romantico ch’egli era, le permettesse di adoperare nella sua toeletta essenze odorose. All nonsense! Un’altra stava mirando un bel paesetto del vostro Gozzi, e le pareva che fosse troppo classico. All nonsense! La poveretta credeva forse che «classico» servisse precisamente d’antitesi al nostro vecchio aggettivo inglese «romantic», che ha significato tutto diverso da quello attribuito al nuovo epiteto letterario d’oggidí,

  1. L’estensore di questo articolo, mentre che si professa rispettoso verso il sapere di chicchessia, reputa opportuno di giovarsi dell’occasione presente per far nota la sua insistenza nel parere manifestato da lui gia da qualche tempo, in altro scritto, relativamente alla divisione della poesia in «romantica» e «classica». Quella divisione gli parve e gli par tuttavia utilissima sí alla teoria che alla pratica. Alla teoria, perché serve a caratterizzare con due denominazioni generiche le invenzioni poetiche ispirate dal cristianesimo e dalla civilizzazione europea dopo l’invasione de’ barbari, distinguendole da quelle derivate dal paganesimo e dal complesso de’ costumi in Grecia ed in Roma; alla pratica, perché il parallelo tra le due civilizzazioni tende a far risaltare sempre più evidentemente la pedantesca servilitá del classicismo nelle opere moderne. E però l’estensore, non per tenerezza ch’egli porti a’ vocaboli, ma perché convinto della convenienza delle idee che con que’ segni s’è voluto indicare, rinnova qui il voto che qualcuno s’incarichi della briga di trattarne ex professo in un’opera italiana, raccogliendo ciò che di meglio ne hanno gia ragionato i tedeschi ed i romantisti francesi, ed aggiungendovi quelle ulteriori riflessioni, quegli schiarimenti, quelle deduzioni e conseguenze che possono giovare all’intelligenza ed al perfezionamento di un sistema di dottrine giá propagato in Europa, sul quale si parla tuttavia e si continuerá certo a parlare dai dotti. I lettori discreti vorranno perdonare all’estensore d’averli sviati in questa nota, forse di nessuna importanza per essi, ma importantissima per lui, nella tanta discordia pubblica delle opinioni.
  2. Lasciamo che altri interpreti queste parole di significato alquanto amaro.